SCOPPIA UNA RISSA TRA TANCREDI E MATTEO / GIULIA VIENE SMASCHERATA COME SPIA!!
- by btv2025
- Posted on 4 August, 2025
Era una sera tesa, carica di nervosismo. Nel capannone abbandonato alla periferia della città, il gruppo si era riunito come ogni mercoledì. Ma qualcosa nell’aria era diverso. Lo si capiva dagli sguardi sfuggenti, dai bisbigli appena accennati, da un silenzio più denso del solito.
Tancredi camminava avanti e indietro, le mani strette a pugno, lo sguardo duro. Matteo lo osservava da lontano, cercando di mantenere la calma, ma era chiaro che stava per scoppiare qualcosa. Nessuno parlava: solo il ticchettio dell’orologio a muro scandiva i secondi, come un conto alla rovescia.
“Allora?” sbottò Tancredi, fermandosi di colpo. “Vuoi dirmi perché sei sparito l’altra notte, proprio quando dovevamo entrare nel deposito?”
Matteo serrò la mascella. “Te l’ho detto. Avevo ricevuto una soffiata che c’era la polizia in zona. Se fossimo entrati, ci avrebbero presi tutti.”
“Una soffiata?” replicò Tancredi con sarcasmo. “E guarda caso, l’unico che si è salvato sei tu. Gli altri tre sono finiti dentro!”
Fu come accendere una miccia. Matteo fece un passo avanti. “Stai dicendo che li ho traditi io?”
“Sto dicendo che in questo gruppo c’è qualcuno che parla troppo. E visto che tu eri l’unico non presente, fai uno più uno.”
I due si fronteggiarono, il silenzio si ruppe di colpo. Le mani si alzarono, e in un attimo la tensione si trasformò in violenza. Tancredi colpì per primo, un pugno secco al volto di Matteo, che vacillò ma reagì subito. I due si presero a pugni, urla e insulti riempirono lo spazio. Gli altri tentarono di dividerli, ma la rabbia era troppo forte. Era una resa dei conti che aspettava solo il momento giusto per esplodere.
Fu Giulia a urlare per prima. “BASTA! Basta così!”
La sua voce squarciò l’aria. Per un attimo, tutto si fermò. Tancredi e Matteo si staccarono a fatica, ansimanti, gli occhi pieni d’odio.
Ma lo sguardo di tutti si volse verso Giulia. C’era qualcosa nella sua voce, nel modo in cui tremava. Come se sapesse più di quanto volesse dire.
“Giulia…” mormorò qualcuno.
Lei indietreggiò di un passo. “Non… non guardatemi così.”
Tancredi si passò la mano sulla bocca insanguinata e la fissò. “Tu sapevi qualcosa, vero? Sei stata tu a dire a Matteo della polizia?”
“Non è come pensate,” disse lei, ma la voce le tremava. “Io cercavo solo di evitare una strage.”
Matteo spalancò gli occhi. “Aspetta… come facevi a sapere della polizia se io non te l’avevo ancora detto?”
Il silenzio che seguì fu ancora più pesante. Gli sguardi si spostarono da Matteo a Giulia. Lei abbassò lo sguardo. Le mani le tremavano visibilmente.
“Perché Giulia lavora per loro.” La voce di Elena, che fino a quel momento era rimasta in disparte, fu come una lama. “L’ho vista uscire da un’auto della Digos tre giorni fa. Ho controllato. È una collaboratrice. Nome in codice: Vesper.”
Una scarica di gelo attraversò il gruppo. Giulia sbiancò.
“È vero?” chiese Tancredi a denti stretti.
Giulia non rispose. Gli occhi lucidi, lo sguardo fisso sul pavimento.
“Quindi ci hai spiati tutto questo tempo. Hai riferito ogni mossa… ogni parola.”
“Non volevo farvi del male,” sussurrò. “Ero stata mandata per tenervi sotto controllo, per evitare che vi faceste ammazzare. Ma poi… è diventato personale.”
“Personale?” gridò Matteo. “Tre dei nostri sono in galera, e dici che era personale?”
Giulia alzò la testa, finalmente. “Non ho mai passato i vostri nomi. Ho detto solo che avreste potuto colpire il deposito. Ho cercato di guadagnare tempo, di evitare un conflitto. Ma non mi hanno ascoltata.”
Tancredi le si avvicinò lentamente. “Te ne devi andare. Ora. E non tornare mai più.”
Giulia guardò uno per uno i volti del gruppo. Nessuno parlava. Nessuno la difese.
Si voltò, e uscì nella notte, da sola, senza voltarsi.
Dentro il capannone, la rabbia e il dolore aleggiavano come fumo. Nessuno sapeva più di chi fidarsi. E la guerra, ormai, era appena cominciata.
Era una sera tesa, carica di nervosismo. Nel capannone abbandonato alla periferia della città, il gruppo si era riunito come ogni mercoledì. Ma qualcosa nell’aria era diverso. Lo si capiva dagli sguardi sfuggenti, dai bisbigli appena accennati, da un silenzio più denso del solito. Tancredi camminava avanti e indietro, le mani strette a pugno, lo…